sabato 25 giugno 2011

Thumbsucker - Il succhiapollice



Nel 1969, anno di importanza enorme per il cinema, Easy Rider divenne il primo film indipendente a sbarcare con un certo successo nei cinema di tutto il mondo, raggiungendo subito il grado di cult istantaneo. Dopo che autori come Tarantino, i fratelli Coen e Spike Lee hanno reso il cinema indipendente capace di ottenere successi pari quello mainstream, anche le grosse case di produzione hanno fondato delle divisioni indipendente: la più importante delle quali è sicuramente la Fox Searchlight. Ad essa va il merito di essere riuscita a sdoganare questo tipo di cinema definitivamente, ma purtroppo la stessa si è resa colpevole di un'uniformazione generale: la parola indie è diventata sinonimo di personaggi dolci e un pò strambi, una sciropposa colonna sonora acustica e tante lacrime miste a risate. Da semplice indicazione "economica" della provenienza del film, a vera e propria qualifica di genere. Se spesso questa formula funziona alla grande regalando pellicole sincere (come Juno, Little Miss Sunshine, 500 giorni insieme), altre volte crolla miseramente su sè stessa dimostrandosi assolutamente inadeguata. E' appunto il caso di un film come Thumbsucker, film del 2005 che narra la storia di Justin, timido liceale chiuso in sè stesso, che sta provando a liberarsi da una dipendenza molto particolare: succhiarsi il pollice, appunto. Vi riuscirà grazie ad alcuni farmaci prescritti da un brillante professore, ma questo servirà solo a fargli cambiare tipo di dipendenza rendendolo iperattivo. L'unico modo per uscire da questo loop infinito è risolvere alcune questioni in sospeso nella sua vita...
Non c'è molto da raccontare su questo film: la sceneggiatura si barcamena tra la volontà di creare situazioni stravaganti (quirky) e quella di spiegare, male, il perchè della condizione in cui si trova Justin. Non c'è un momento in cui crediamo che la storia di questo ragazzo sia credibile: durante la pellicola viene accennato come il pollice sia un simulacro del seno materno, ma il rapporto del ragazzo con la madre non è chiaro: a tratti sembrano attaccatissimi, ma a metà del film pare che lo sceneggiatore si sia completamente dimenticato di questo, visto che Justin inizia a credere, basandosi su niente, che lei abbia una relazione extraconiugale. La rivalità col padre, anch'essa non sviscerata a dovere, è forse la ragione a cui attribuire il tutto, o almeno così siamo portati a credere. Il fatto è che sono talmente tanti i temi ad essere spalmati a forza in appena un'ora e mezza di film, da non potersi concentrare a dovere su nessun elemento: il rapporto difficile di Justin con i genitori, la sua eterna dipendenza da qualcosa, una velata critica dei gruppi di dibattito scolastico a cui il ragazzo partecipa, la rivalità con uno strambo dentista new age, e persino la relazione con una procace compagna di classe (altro personaggio appena accennato) che comprende scene di sesso bendato. E alla fine, dopo tutta questa concentrazione di elementi. tutto si risolve in un miserrima lezione sull'essere sè stessi nonostante tutto. Peccato perchè gli altri elementi non sono certo da buttare: la regia di Mike Mills è ottima nel suo minimalismo, e incornicia con grazia i volti e le interpretazioni dei protagonisti; la fotografia è particolarmente fredda e realista per un film di questo tipo, con delle belle scene oniriche virate sul rosa; e anche le interpretazioni sono di ottimo livello. L'interprete principale, Lou Taylor Pucci, è carismatico e riesce ad esprimere molto più di quanto sia scritto nello script, e l'eternamente sottovalutato Vincent D'Onofrio rende memorabile il ruolo del padre distante. Perfetto anche Vince Vaughn nel ruolo di un professore combattuto tra la sua serietà professionale e la voglia di essere accettato come un amico dai suoi studenti, forse uno dei migliori lati del film insieme al dentista hippie Keanu Reeves, la cui inespressività è stavolta fondamentale per mettere in scena questo stravagante personaggio. La bella e brava Kelli Garner (vista nel ben superiore Lars and the real girl) può poco con una parte scritta coi piedi il cui arco caratteriale è francamente incomprensibile e totalmente inutile all'economia del film.
In sostanza, Thumbsucker può contare su una regia ispirata e delle ottime prove attoriali, ma la pellicola riesce ad esprimere ben poco se non noia e confusione. La parola da usare è: 'indie'pochezza.

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