giovedì 10 settembre 2009

Fa' la cosa sbagliata - The Wackness


Nel bel mezzo della assolata, e soprattutto desertica estate cinematografica italiana 2009, dobbiamo ringraziare la nostrana casa di distribuzione Fandango per aver recuperato The Wackness (tradotto infelicemente con Fa' la cosa sbagliata, titolo di Spike Lee-iana memoria), film del 2008 diretto da Jonathan Levine, e averlo dato in pasto ai pochi cinefili rimasti a casa per le vacanze. Il film è un vero e proprio gioiello di cinema indipendente, ambientato in una New York dell'anno 1994, quando Rudolph Giuliani aveva appena iniziato la sua "bonifica" dei quartieri più disagiati della Grande Mela, il panorama musicale era stato sconvolto dal suicidio di Kurt Cobain, e le Twin Towers torreggiavano ancora fra i grattacieli dello skyline. Vediamo tutto questo attraverso gli occhi di Luke Shapiro (l'espressivo Josh Peck), diciottenne annoiato, depresso e neodiplomato, "il più impopolare fra i popolari", che per raccimolare qualche soldo ed evitare lo sfratto alla sua famiglia si dedica allo spaccio di marijuana, e che vive con due genitori immaturi, perennemente in lite e sull'orlo del divorzio. Luke è in cura dal Dr. Jeffrey Squires, uno psichiatra eternamente adolescente interpretato da un Ben Kingsley finalmente in ottima forma, che invece delle parcelle preferisce il fumo come pagamento. Quando Luke deciderà di dare una svolta alla sua vita, sarà proprio il Dr. Squires a decidere di aiutarlo a maturare. Il Dr. Squires è una figura malinconica, un uomo che vive la sua vita sospesa tra il rimpianto della sua giovinezza e la delusione del suo presente, nonchè il fallimento di tutti i suoi rapporti sociali e, soprattutto, familiari. The Wackness è soprattutto un film di crescita, di maturazione, non solo mentale ma anche fisica e sessuale. Sarà infatti Stephanie, figliastra del Dr. Squires e compagna di scuola di Luke, ad iniziare il ragazzo al sesso e soprattutto, al vero amore. Un amore non ricambiato, ma che contribuirà alla maturazione di Luke. Che nel finale salverà definitavamente il Dr. Squires da una vita vuota vissuta egoisticamente.
Il cast del film è veramente ottimo, soprattutto l'alchimia fra Peck e Kingsley è autentica e si sente particolarmente, è infatti sull'incontro-scontro fra i due protagonisti che si fonda il film. Kingsley torna finalmente ai suoi altissimi livelli, a cui ci aveva disabituato grazie a film come L'ultima legione, donandoci una performance frizzante e lunatica, ma al contempo riflessiva e triste. Il giovanissimo Josh Peck regge perfettamente il confronto, riuscendo ad elaborare un personaggio credibile, in cui chiunque riuscirebbe ad identificarsi e a condividerne i turbamenti, diventando uno dei punti di forza maggiori del film. Il triangolo è completato dalla convincente Olivia Thirlby, già vista in Juno, che interpreta una specie di Lolita intelligente ma molto immatura, capace di passare da un letto all'altro con molta nonchalance senza preoccuparsi troppo di ferire i sentimenti altrui, la cui storia con Luke diviene un semplice passatempo estivo. Se da Famke Janssen ci si poteva aspettare di più, la performance di Mary-Kate Olsen non è così tremenda come si temeva, anzi.
Dal punto di vista tecnico il film non è da meno: la regia/sceneggiatura del giovane e quasi esordiente Levine è molto pregevole e fuori dal comune, dato che il film non manca di moltissimi momenti notevolmente profondi e malinconici ma risulta comunque ironico, spensierato ed, a tratti, esilarante. Inoltre è da lodare il lavoro del direttore della fotografia Petra Korner, al suo primo lavoro importante. Il suo apporto contribuisce notevolmente a rendere l'atmosfera estiva, opprimente e "umida" che grava sui protagonisti, quasi come un patina che ricopre e avvolge la scena. Nello specifico, una scena "particolare" che coinvolge una doccia sulla spiaggia e un cervo mostra perfettamente la coordinazione fra regia, montaggio e fotografia. Fa' da sfondo a tutto una piacevole colonna sonora hip-hop d'epoca.
In sostanza, The Wackness è uno splendido esempio di cinema giovanilistico, una bella metafora di crescita, e soprattutto un tipo di film che ci piacerebbe vedere più spesso. E' per Kingsley dovrebbe essere obbligatoria una candidatura come non protagonsta ai prossimi Oscar.